Boom di dati personali rubati sul dark web: +44,1% in Italia

Le evidenze emerse dall’ultima edizione dell’Osservatorio Cyber realizzato da CRIF.

BOLOGNA, BO, ITALY, September 14, 2022 /EINPresswire.com/ — Le attività degli hacker stanno continuando con grande intensità anche nel 2022, con il numero di account che hanno visto compromesse le proprie credenziali significativamente aumentato.

Nella prima metà del 2022 in Italia sono stati 780.000 gli alert relativi a dati rilevati sul dark web (+44,1% rispetto al semestre precedente), mentre quelli relativi all’open web sono stati oltre 70.000.

Queste sono alcune delle evidenze emerse dall’ultima edizione dell’Osservatorio Cyber realizzato da CRIF, che mira ad analizzare la vulnerabilità delle persone e delle aziende agli attacchi cyber e interpretare i trend principali che riguardano i dati scambiati in ambienti Open Web e Dark Web.

“I dati elaborati nell’Osservatorio sono il frutto di una attività di analisi e studio svolta sugli ambienti web dove i dati vengono condivisi e scambiati. Si tratta non solo di siti web ma anche di gruppi, forum e comunità specializzate del cosiddetto “Dark Web”, ovvero l’insieme di ambienti web che non appaiono attraverso le normali attività di navigazione in Internet e necessita di browser specifici o di ricerche mirate. Proprio per questa sua natura, viene sfruttato dagli hacker per scambiare dati, ottenuti attraverso attività di phishing o altre tipologie di attacchi” – illustra Beatrice Rubini, Executive Director di CRIF.

COSA CIRCOLA SUL DARK WEB

Le credenziali rubate possono essere utilizzate per entrare negli account delle vittime, utilizzare servizi in modo abusivo, inviare email con richieste di denaro o link di phishing, inviare malware o ransomware, allo scopo di estorcere o rubare denaro.

Secondo l’Osservatorio Cyber, i dati personali degli utenti italiani che circolano sul dark web sono principalmente credenziali email, in secondo luogo numeri di telefono con il dominio email a seguire. Da segnalare come l’indirizzo stia diventando un dato particolarmente appetibile perché consente di completare il profilo della vittima e geolocalizzarlo. A questo riguardo, nel primo semestre 2022 l’indirizzo postale completo è stato trovato in combinazione con un numero di telefono nel 70% dei casi.

Il livello di vulnerabilità degli account è amplificato in modo esponenziale dall’uso di password estremamente banali che comportano un elevato rischio per la sicurezza degli utenti e dei loro sistemi.

Le password restano tra le informazioni riservate che maggiormente circolano in modo indebito: spesso si tratta di combinazioni di numeri e lettere poco articolate (ai primi tre posti della top 10 si collocano la sequenza “123456”, seguita da “123456789” e “password”). In Italia tra le password più comuni rintracciate sul dark web troviamo nomi propri come “andrea”, “francesco” e “alessandro”, e nomi di squadre di calcio come “juventus” e “napoli”. Nel primo semestre 2022 però, nella lista delle password più comuni compaiono anche “iloveyou” e “secret”. Tutti questi codici possono essere hackerati in un tempo limitatissimo. Inoltre, spesso le email (88,1% dei casi) e gli username sono associati a una password. Per quanto riguarda i dati personali, spesso al nome e cognome viene associato il numero di telefono (52,2% dei casi) in crescita del +251% rispetto al secondo semestre 2021. Questa combinazione risulta particolarmente preziosa per i frodatori, specie per i tentativi di Smishing o SIM Swapping. Il numero di telefono, quando associato alla password (nel 33,7% dei casi), aumenta considerevolmente il livello di vulnerabilità.
Infine, relativamente ai dati delle carte di credito, nel 95,9% dei casi oltre al numero della carta sono presenti anche cvv e data di scadenza.

PER COSA SONO UTILIZZATE LE CREDENZIALI RUBATE?

Attraverso l’analisi qualitativa dei contesti in cui i dati circolano, sono stati categorizzati gli account in base alla finalità di utilizzo. Nel complesso, gli account rilevati sono relativi a caselle postali email (27,0% dei casi) seguiti dai siti di intrattenimento (21,0%), relativi soprattutto agli account di giochi online e dating (siti di incontri online).

Al terzo posto gli account di forum e siti web di servizi a pagamento (18,6%) e di social media (13,9%). Il 12,3% degli account rubati è invece riferibile a piattaforme di e-commerce (+132% rispetto al semestre precedente).

L’ITALIA TRA I PAESI PIU’ COLPITI

Scorrendo la classifica dei paesi maggiormente soggetti a scambio di dati di carte di credito compaiono in testa ancora una volta Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Brasile e Canada.

La Russia, nello specifico, sale di 9 posizioni rispetto al secondo semestre 2021; ancora più evidente la situazione dell’Ucraina, che si trovava in 92^ posizione mentre ora entra nella top 20.

L’Italia, invece, occupa il 14° posto assoluto della graduatoria.

IL PROFILO DEI SOGGETTI ALLERTATI

In Italia, dove oltre un terzo degli utenti ha ricevuto almeno un alert nel primo semestre 2022, si rileva un aumento degli alert relativi a furti di dati monitorati sul dark web, che arrivano all’84,0% del totale contro il 16,0% degli utenti che hanno ricevuto alert per dati rilevati sul web pubblico.

La fascia di popolazione più colpita è quella dei 41-50enni (26,2%), seguita dai 51-60enni (25,5%) e dagli over 60 (25,5%). Gli uomini rappresentano il 63,2% del totale.

L’area geografica con il maggior numero di alert risulta essere il Centro con il 36,8% dei casi, seguito dal Sud (26,1%), dal Nord Ovest (22,3%) e dal Nord Est (14,7%).

Le regioni in cui vengono allertate più persone sono il Lazio (21,5%), Lombardia (13,4%) e Campania (7,8%). La provincia di Roma da sola arriva a coprire il 18,8% dei casi totali, seguita da Milano (5,8%), Napoli (5,0%) e Torino (4,1%).

“Per proteggere i dati personali bisogna prestare particolare attenzione alle e-mail e ai messaggi che riceviamo ogni giorno, allenandosi a riconoscere i tentativi di truffe e phishing. È importante non cliccare sui link contenuti nelle email o negli SMS sospetti, e soprattutto non rispondere fornendo dati personali a messaggi apparentemente inviati dalla nostra banca o da un’altra azienda, controllando sempre il numero di telefono o l’indirizzo email del mittente.” conclude Rubini.

Maurizio Liuti
CRIF SPA
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